Isaia 44:8-20
Questo brano di Isaia sull’idolatria si può definire come molto semplice, concreto, diretto, di facile e immediata comprensione, e proveremo ad analizzarlo per comprendere cosa intenda comunicarci anche al giorno d’oggi.
I versetti da 9 a 11 ci dicono che chi fabbrica gli idoli è artefice di vanità, e complice della vergogna di chi li utilizza. Oltre a questo, ne ricava pure un profitto economico. Al v. 11 Isaia ci dice che vergogna deve essere riconosciuta a ognuno di loro.
Il Versetto 12 ci sottolinea inoltre le energie che vengono spese nel costruire questi idoli, le fatiche impiegate e Perse in qualcosa di nocivo anziché essere impegnate per opere costruttive. Al v. 13 è scritto che un falegname può riprodurre una forma d’uomo, bella, certo, ma sempre esclusivamente umana. Un bel pezzo di legno, Nulla più. Come si può adorare un pezzo di legno? Domanda retorica che riapparirà più avanti.
Ora, obiettivo di questo testo non è certo andare a indagare sulle forme di idolatria ai tempi di Isaia, bensì tracciare un parallelismo con gli idoli moderni ed evidenziare la continuità di come l’idolatria continui ad agire, oggi come allora, per mezzo di Satana, per annientare le nostre vite.
Innanzitutto, oggi come allora, esistono gli artefici di idoli: Dio nel secondo comandamento consegnato a Mosè scrive di non farsi statua o immagine alcuna da venerare, né del Signore, né di altre figure. Al giorno d’oggi, siamo circondati da immagini sacre, santini, rosari e reliquie cui ci si rivolge come fossero dèi essi stessi, come degli amuleti apotropaici, in una modalità del tutto lontana da ciò che la Bibbia ci comanda, sia quando al centro di queste immagini c’è Gesù che quando ci sono santi terreni di ogni ordine e grado.
Accanto a tale forma idolatrica, se vogliamo più rudimentale, più materiale, se ne associano altre, più subdole, spesso più difficili da evidenziare, ma ancor più devastanti. Quali sono? Sono tutte quelle forme di devozione ad un elemento della nostra vita che, per la loro inadeguata intensità, ci distolgono dal dovere di porre Dio al centro delle nostre vite, sostituendolo, appunto con tali occupazioni.
Sempre accostandosi al culto delle statuette fatte da mano d’uomo, Isaia ci mette comunque in guardia da questo uso più sottile e subdolo della idolatria. In che modo?
Vediamo che ai vv. 14-17 Isaia parte dal legno: ci dice che il legno viene reciso nelle foreste, usato per scaldarsi e per cucinare. E poi? E poi che con ciò che avanza l’uomo si costruisce un idolo.
È colpa del legno se viene costruito un idolo? Domanda retorica, è ovvio che la risposta è no. Il legno è inanimato, e tale sarà l’idolo che verrà con questo legno realizzato. Il legno non ha nessuna responsabilità.
Dove ci porta tale riflessione? Poco fa abbiamo definito idolo tutto ciò che rimuove Dio dalla posizione centrale all’interno delle nostre vite. Dio deve essere al centro, e tutto il resto deve ruotare intorno a Lui, in funzione di Lui. Ciò significa che molteplici aspetti della nostra vita, che possono e devono girare intorno a Lui, possono spesso prenderne il posto, destituirlo, creando quindi un disequilibrio che ci fa male, che ci allontana da Lui, che non può portarci al bene.
La semplicità dell’esempio di Isaia è calzante: avrebbero dovuto gli uomini del tempo cessare di utilizzare il legno così da non essere più tentati di costruire degli idoli? Ovviamente no! Il legno era ed è utile, ed è bene che sia utilizzato. Il suo cattivo utilizzo diventa forma di idolatria.
Lo stesso avviene nella nostra vita con tanti elementi: ognuno di noi ha bisogno di soldi per vivere, di un reddito con cui possa sostenersi. È facile tuttavia che questo desiderio di incrementare il proprio reddito sfugga di mano, se le nostre radici non sono ben salde nel Signore, e che quindi ciò che accumuliamo diventi di per sé ragione di vita principale, allontanandoci da Dio. I nostri averi non sono più quindi una benedizione di Dio, ma un possesso intorno al quale far ruotare le nostre vite, mettendo così Dio da parte.
Vivere serenamente e con gioia la propria sessualità è peccato? Certo che no! Dio ci ha chiamato a farlo, ma all’interno di una cornice ben delineata, quella del matrimonio, che esiste per preservarci e per santificarci. La mercificazione del corpo è invece l’imperativo di oggi, lo svilimento di qualunque forma di intimità, e la ricerca spasmodica di un piacere che serve solo a riempire un vuoto hanno trovato la centralità, al punto tale da dipingere come dei folli coloro che affermano, in ubbidienza a ciò che Dio ha comandato, di aver aspettato la propria moglie o il proprio marito prima di concedersi.
Ricordiamoci che il minimo comune denominatore dell’idolatria è proprio questo: idolo deriva dal greco “eidolon”, che significa FANTASMA. L’idolo, qualsiasi forma esso prenda, è un fantasma, una illusione: l’idolatria si sostituisce a Dio, che dovrebbe essere al centro delle nostre vite, ci illude di non avere bisogno di Dio, di poter essere autosufficienti, di poter trovare autonomamente la nostra strada, ci illude di essere onnipotenti, ma poi, inevitabilmente, ci presenta il conto, ed è un conto fatto di dolore, di sofferenze.
Ogni idolo viene costruito con l’intento di riempire un vuoto, ma, essendo appunto un fantasma, una illusione, non può farlo! Come possiamo riempire il vuoto con il vuoto? Non lo possiamo fare!
Al versetto 19 Isaia sottolinea come, quando si diventa vittime di idoli, sia difficilissimo uscirne confidando solo sul proprio intelletto: che logica c’è nell’inginocchiarmi di fronte allo stesso legno con cui ho arrostito la carne? Il v. 20 rincara la dose: il cuore dell’idolatra è sviato al punto tale da non poter riconoscere di vivere di fronte a una colossale menzogna!
Questo brano si chiude così, con una domanda amara, ma noi sappiamo che in Cristo non può e non deve esserci questo pessimismo! Vediamone i motivi.
Cosa ci ha detto Gesù?
Giovanni 6:35
Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai più sete
Gesù ci chiama ad essere da Lui accolti, e ci promette che questo vuoto sarà riempito, se abbiamo fiducia in Lui. Chi viene a me non avrà più fame e sete, non sentirà più il vuoto di senso, la privazione. Gesù è la Via, la Verità e la Vita, è colui che ci accompagna ogni giorno senza lasciarci soli per mezzo dello Spirito Santo, è colui che è morto per ognuno di noi, affinché per mezzo del suo sangue, credendo in Lui, fossimo riconciliati con Dio e ottenessimo la certezza della vita eterna al Suo cospetto. Gesù è l’unica forma che possa permetterci di riempire davvero quel vuoto di senso che altrimenti inevitabilmente affligge il cuore di ogni uomo. Quale meraviglia!
Ma non è tutto qui! Gesù infatti ci ha anche detto che la fede in Lui non è come una formula magica che basta recitare per divenire automaticamente immuni dai rischi dell’idolatria! Gesù ci dice che il cammino con Lui è appunto un percorso di crescita costante, di miglioramento, di santificazione, e che non siamo soli a compierlo, perché Lui è con noi.
La Parola chiaramente ci dice che saremo tentati, che Satana verrà a bussare alla nostra porta nel tentativo di rinfocolare le idolatrie, ma il Signore ci ha promesso di accompagnarci anche in questo. Vediamo cosa ci dice in merito la sua Parola:
1 Corinzi 10:13
Nessuna tentazione vi ha colti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via di uscirne, affinché la possiate sopportare.
Ebrei 2:18
Infatti, poiché egli stesso ha sofferto la tentazione, può venire in aiuto di quelli che sono tentati.
Il Signore Gesù ci ha dato le armi per sconfiggere gli idoli, e simpatizza con noi, perché essendo stato anche Egli uomo, è stato tentato da Satana nel deserto dopo i 40 giorni di digiuno, ed ha saputo reagire senza peccare, mettendo il Padre al centro.
Gesù ci chiama a fare questo, sapendo che non siamo soli. Potremo sbagliare, potremo cadere, potremo trovare particolarmente difficile combattere contro alcuni idoli che ci pressano in maniera più martellante, specie quando siamo più tristi, abbattuti e vulnerabili, ma siamo esortati dal Signore a non mollare, a confidare in Lui, a chiedere a Lui le forze contro il nemico, a pregare, a perseverare, a chiedere perdono quando cadiamo e a ripartire, senza indulgenza, ma senza doverci sentire delle nullità se siamo stati deboli. Non siamo soli, e ogni tentazione umana, come abbiamo letto, può essere sconfitta dalle armi della fede, ed ogni vittoria di questo tipo sarà fonte di Gioia per il Signore e di crescita per noi.
Che il Signore possa guidarci in tutto ciò.