- Introduzione: Una vita di fede oltre la visione
Viviamo in un mondo che ci dice che vedere è credere, dove le persone si affidano a prove visibili per dare forma alle loro decisioni. Eppure, in 2 Corinzi 5:7, l’apostolo Paolo ci sfida a vivere in modo diverso: “Perché viviamo credendo e non vedendo”. In altre parole, Dio ci chiama a camminare per fede, non per visione. Questa vita piena di fede è una vita di fiducia, di seguire la guida di Dio anche quando non riusciamo a vedere dove ci sta conducendo.
La Bibbia, in più parti, ci mette in guardia contro le false speranze che il mondo ci presenta, smascherando la loro inutilità e mostrandone l’insensatezza. E lo fa in vari modi, ma soprattutto denunciando la falsità degli idoli in cui l’uomo è continuamente tentato di riporre la sua fiducia, facendone l’oggetto della sua speranza.
Eh sì cari fratelli e sorelle, quello che state pensando è lecito. Cosa c’entrano gli idoli con questo discorso? Sapete, la Parola di Dio è piena di sorprese. La parola visione, presente nel versetto di 2Corinzi, Eidos (εἶδος), è una parola greca che significa “forma”, “aspetto” dalla quale deriva anche il greco εἴδωλον (éidōlon) poi, in italiano, “idolo”. Quindi cosa ci sta dicendo Dio oggi? Camminate seguendo me e non gli idoli. E perché? Perché fede è fidarsi di Dio – chi ha fede, si fida di Dio –, ma viene il momento in cui, scontrandosi con le difficoltà della vita, l’uomo sperimenta la fragilità di quella fiducia e sente il bisogno di certezze diverse, di sicurezze tangibili, concrete. Io mi affido a Dio, ma la situazione è un po’ brutta e io ho bisogno di una certezza un po’ più concreta. E lì è il pericolo! E allora siamo tentati di cercare consolazioni anche effimere, che sembrano riempire il vuoto della solitudine e lenire la fatica del credere. E pensiamo di poterle trovare nella sicurezza che può dare il denaro, nella mondanità, nelle false ideologie. A volte le cerchiamo in un dio che possa piegarsi alle nostre richieste e magicamente intervenire per cambiare la realtà e renderla come noi la vogliamo; un idolo, appunto, che in quanto tale non può fare nulla, impotente e menzognero. Ma a noi piacciono gli idoli, ci piacciono tanto! E dobbiamo capire che non si tratta solo di raffigurazioni fatte di metallo o di altro materiale, ma anche di quelle costruite con la nostra mente, quando ci fidiamo di realtà limitate che trasformiamo in assolute, o quando riduciamo Dio ai nostri schemi e alle nostre idee di divinità; un dio che ci assomiglia, comprensibile, prevedibile, proprio come gli idoli di cui parla il Salmo. L’uomo, immagine di Dio, si fabbrica un dio a sua propria immagine, ed è anche un’immagine mal riuscita: non sente, non agisce, e soprattutto non può parlare. Ma, noi siamo più contenti di andare dagli idoli che andare dal Signore. Siamo tante volte più contenti dell’effimera speranza che ci dà questo falso idolo, che la grande speranza sicura che ci dà il Signore.
Alla speranza in un Signore della vita che si ricorda di noi, ci benedice (Salmo 115:12 Il SIGNORE si è ricordato di noi), che con la sua Parola ha creato il mondo e conduce le nostre esistenze, si contrappone la fiducia negli idoli.
Oggi capiremo, con l’aiuto del Signore, cosa significa veramente camminare per fede, esaminando i passaggi della Scrittura che ci incoraggiano e ci equipaggiano per confidare pienamente in Dio. Insieme, scopriamo la profondità e la potenza di una vita ancorata alle promesse di Dio piuttosto che alla nostra limitata visione umana.
Siamo nel 55 D.C. Sono passati una ventina d’anni da quando un uomo di nome Saulo, che perseguitava i cristiani, ha abbracciato il cristianesimo. Quest’uomo, ora noto come apostolo Paolo, non ha permesso che il passare del tempo affievolisse la sua fede in Dio. Per camminare per fede dobbiamo avere fiducia incondizionata nella capacità di Dio di guidarci, essere assolutamente convinti che egli sa davvero cosa è meglio per noi, come dice il salmista ci concede senno ed intelligenza se glielo chiediamo
( Salmo 119:66 :Concedimi senno e intelligenza,
perché ho creduto nei tuoi comandamenti.) Quando prendiamo decisioni e agiamo di conseguenza, teniamo conto di “realtà che non si vedono” come dice lo scrittore della lettera agli Ebrei (Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono.Ebrei 11:1 ). Camminare per visione, invece, significa vivere facendosi guidare solo da ciò che si percepisce con i sensi fisici. Questo è pericoloso, perché può portare a ignorare del tutto la volontà di Dio. —( Perciò li abbandonai alla durezza del loro cuore, perché camminassero secondo i loro piani. Salmo 81:12;
Pensiamo per un attimo a Mosè. Essendo stato allevato nella famiglia del faraone, Mosè aveva a portata di mano potere, ricchezza e prestigio. Avrebbe potuto pensare: ‘Sono stato istruito nella rinomata sapienza d’Egitto, e sono potente in parole e in opere. Se rimango nella casa reale potrò sfruttare la mia posizione per aiutare i miei fratelli ebrei che sono oppressi!’ Atti 7:22
Mosè invece scelse di essere “maltrattato col popolo di Dio”. Perché? Cosa lo spinse a voltare le spalle a tutto ciò che l’Egitto aveva da offrire? La Bibbia risponde: “Per fede Mosè, fattosi grande, rifiutò di essere chiamato figlio della figlia del faraone, preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio che godere per breve tempo i piaceri del peccato, stimando gli oltraggi di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto, perché aveva lo sguardo rivolto alla ricompensa. Per fede abbandonò l’Egitto, senza temere la collera del re, perché rimase costante, come se vedesse colui che è invisibile.”. Ebrei 11:24-27
Che incoraggiamento traiamo dall’esempio di Mosè?
Anche noi spesso dobbiamo prendere decisioni difficili. L’esempio di Mosè ci incoraggia a non fare scelte che riflettono la miopia di questo mondo; al contrario, esercitiamo fede nella sapienza di “Colui che è invisibile”. Come per Mosè, anche per noi la relazione con Dio dovrebbe essere più preziosa di qualsiasi cosa questo mondo abbia da offrire.
Al contrario, invece, Esaù, figlio del patriarca Isacco, fu molto diverso da Mosè. Optò per il piacere immediato. (Esaù disse a Giacobbe: «Dammi per favore da mangiare un po’ di questa minestra rossa, perché sono stanco». Perciò fu chiamato Edom. Giacobbe gli rispose: «Vendimi prima di tutto la tua primogenitura». Esaù disse: «Ecco, io sto morendo; a che mi serve la primogenitura?» Giacobbe disse: «Prima, giuramelo». Esaù glielo giurò e vendette la sua primogenitura a Giacobbe. Allora Giacobbe diede a Esaù del pane e della minestra di lenticchie. Egli mangiò e bevve; poi si alzò, e se ne andò. Fu in questo modo che Esaù disprezzò la primogenitura. Genesi 25:30-34 Esaù ‘non apprezzava le cose di Dio, e cedette i suoi diritti di primogenito “in cambio di un pasto”. ( Ebrei 12:16 ) Non pensò alle conseguenze che la decisione di vendere la primogenitura avrebbe avuto sulla sua relazione con Dio o sui suoi discendenti. In senso spirituale era cieco. Esaù chiuse gli occhi alle preziose promesse di Dio, considerandole di poco conto. Camminò per visione, non per fede.
Esaù costituisce un esempio ammonitore per noi oggi. (Ora, queste cose avvennero loro per servire da esempio e sono state scritte per ammonire noi, che ci troviamo nella fase conclusiva delle epoche.1 Corinti 10:11) Quando dobbiamo prendere una decisione, grande o piccola che sia, non lasciamoci sedurre dal seduttore per eccellenza Satana, secondo cui bisogna soddisfare subito i propri desideri. Chiediamoci: ‘Le decisioni che prendo rivelano forse che sotto qualche aspetto assomiglio a Esaù? Per ottenere ciò che desidero lascerei passare in secondo piano la mia relazione con il Signore? Che esempio do agli altri?’ Se le scelte che facciamo riflettono apprezzamento per le cose sacre, Dio ci benedirà. — Proverbi 10:22.
Ciò che accadde all’antico Israele ben illustra i pericoli che corre chi cammina per visione, lasciando così che la sua fede si indebolisca. Pur avendo visto le dieci piaghe che umiliarono i falsi dèi d’Egitto ed essendo poi stati liberati in maniera spettacolare attraverso il Mar Rosso, gli israeliti divennero disubbidienti: si fecero un vitello d’oro e cominciarono ad adorarlo. Diventarono impazienti e si stancarono di aspettare Mosè, che “impiegava molto tempo a scendere dal monte”. (Il popolo vide che Mosè tardava a scendere dal monte; allora si radunò intorno ad Aaronne e gli disse: «Facci un dio che vada davanti a noi; poiché quel Mosè, l’uomo che ci ha fatti uscire dal paese d’Egitto, non sappiamo che fine abbia fatto». E Aaronne rispose loro: «Staccate gli anelli d’oro che sono agli orecchi delle vostre mogli, dei vostri figli e delle vostre figlie, e portatemeli». E tutto il popolo si staccò dagli orecchi gli anelli d’oro e li portò ad Aaronne. Egli li prese dalle loro mani e, dopo aver cesellato lo stampo, ne fece un vitello di metallo fuso. E quelli dissero: «O Israele, questo è il tuo dio che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto!» Esodo 32:1-4
L’impazienza li portò ad adorare un idolo che i loro occhi potevano vedere. Camminando per visione offesero Dio, e come risultato “circa tremila uomini” furono giustiziati. ( Quando Mosè vide che il popolo era senza freno e che Aaronne lo aveva lasciato sfrenarsi esponendolo all’obbrobrio dei suoi nemici, si fermò all’ingresso dell’accampamento, e disse: «Chiunque è per il SIGNORE, venga a me!» E tutti i figli di Levi si radunarono presso di lui. Ed egli disse loro: «Così dice il SIGNORE, il Dio d’Israele: “Ognuno di voi si metta la spada al fianco; percorrete l’accampamento da una porta all’altra di esso, e ciascuno uccida il fratello, ciascuno l’amico, ciascuno il vicino!”» I figli di Levi eseguirono l’ordine di Mosè, e in quel giorno caddero circa tremila uomini. Poi Mosè disse: «Consacratevi oggi al SIGNORE, ciascuno a prezzo del proprio figlio e del proprio fratello, e il SIGNORE vi conceda oggi una benedizione». Esodo 32:25-29)
Gli israeliti si lasciarono condizionare dalle apparenze anche in altri modi. Dato che camminavano per visione, ebbero paura dei loro nemici. (Numeri 13:28,32; Deuteronomio 1:28 ) Sfidarono l’autorità che Dio aveva dato a Mosè e si lamentarono della propria sorte. Per la loro mancanza di fede arrivarono al punto di preferire l’Egitto, rispetto alla Terra Promessa. (Numeri 14:1-4; Salmo 106:24)
Al tempo del profeta Samuele, gli israeliti cominciarono a desiderare un re visibile. Il fatto che Dio avesse dimostrato di essere lui il loro Re non fu sufficiente a farli camminare per fede. 1 Samuele 8:4-9. Andando contro i propri interessi rigettarono stoltamente la guida di Dio, preferendo essere come le nazioni intorno a loro. — 1 Samuele 8:19, 20.
Prestiamo attenzione agli avvenimenti passati con il vivo desiderio di imparare importanti lezioni e farne tesoro nella nostra vita. (Romani 15:4) Quando camminarono per visione, gli israeliti dimenticarono che era Dio a guidarli tramite Mosè.
E allora cosa possiamo fare?
La Bibbia afferma che “il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.”. (Efesini 6:12) Il nostro principale nemico è Satana. Il suo obiettivo è distruggere la nostra fede in Dio. Non lascerà niente di intentato per farci desistere dalla nostra decisione di seguire Dio. (1 Pietro 5:8) Come possiamo evitare di essere ingannati dalle apparenze di Satana? Camminando per fede e non per visione! La fiducia nelle promesse di Dio ci aiuterà a non fare ‘naufragio riguardo alla fede’. (1 Timoteo 1:19) Senza dubbio vogliamo quindi essere decisi a continuare a camminare per fede, nutrendo piena fiducia nella e nelle benedizioni di Dio.
Nel camminare per fede e non per visione imitiamo un Esempio meraviglioso. “Cristo soffrì per voi”, dice la Bibbia, “lasciandovi un modello, affinché seguiate attentamente le sue orme”. (1 Pietro 2:21)
- Vivere per fede significa confidare nella gloria e nel potere di Dio (2 Corinzi 5:7,Salmo 96:6)
La vita di fede inizia con la comprensione di chi è Dio e la fiducia nel Suo potere e nella Sua gloria. Quando Paolo scrive in2 Corinzi 5:7, si rivolge ai credenti che sono chiamati a fissare lo sguardo sull’eterno, non sul mondo temporaneo che li circonda.
Salmo 96:6(NR) ci ricorda: “ Splendore e maestà sono davanti a lui, forza e bellezza stanno nel suo santuario.”. Le parole ebraiche qui – hod per splendore e hadar per maestà – descrivono la gloria e la bellezza di Dio come qualità che ispirano timore reverenziale e riverenza. Quando camminiamo per fede, riconosciamo che il potere di Dio, non la nostra forza, ci guiderà e che i suoi piani sono più grandi di ciò che vediamo con i nostri limitati occhi umani.
Immagina un bambino che tiene la mano del genitore in una stanza buia. Il bambino potrebbe non essere in grado di vedere, ma si sente al sicuro perché sa che la presenza del genitore è con lui. Questa è un’immagine del nostro cammino con Dio. Potremmo non vedere cosa ci aspetta, ma confidiamo in Colui che ci tiene la mano.
“La fede vede l’invisibile, crede all’incredibile e riceve l’impossibile.” Diceva Corrie Ten Boom. Cornelia Arnolda Johanna ten Boom, nota anche con lo pseudonimo di Corrie (Haarlem, 15 aprile 1892[1] – Placentia, 15 aprile 1983[1]), è stata un’orologiaia e scrittrice olandese di religione cristiana calvinista, si è spesa con suo padre Casper ten Boom, sua sorella Betsie ten Boom e gli altri membri della famiglia per aiutare i molti ebrei a scappare dai nazisti durante l’Olocausto nella seconda guerra mondiale nascondendoli in casa. Credeva che le sue azioni seguissero la volontà di Dio. Lei e la sua famiglia furono catturati e arrestati, Corrie e sua sorella Betsie furono inviate al campo di concentramento di Ravensbrück.
- Camminare per fede è camminare nella luce (Giovanni 8:12,Salmo 36:9)
Camminare per fede significa anche camminare nella luce che Dio fornisce, anche quando l’oscurità ci circonda. Gesù dichiara in Giovanni 8:12(NR): “ Gesù parlò loro di nuovo, dicendo: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».”. La parola greca usata qui per “luce” è phos, che implica sia la luce letterale che quella metaforica. Gesù illumina il cammino davanti a noi, guidandoci lontano dal peccato e dalla paura verso una vita di speranza e gioia.
Salmo 36:9(NR) riecheggia questa verità: “ Poiché in te è la fonte della vita e per la tua luce noi vediamo la luce.”. Il salmista ci dice che Dio non è solo la nostra fonte di vita, ma anche la luce stessa che rende possibile la vita. Camminare per fede, quindi, non è camminare ciecamente, è confidare nella luce di Cristo per guidare i nostri passi, anche quando non sappiamo dove ci condurranno.
Proprio come la luce dissipa l’oscurità, la fede scaccia la paura e il dubbio. Quando riponiamo la nostra fiducia in Gesù, siamo certi che non cammineremo mai nelle tenebre, perché la Sua luce ci precede, rendendo sicuro ogni passo.
3. Vivere con fede significa abbracciare ogni giorno con gioia (Salmo 118:24)
La fede ci chiama ad accogliere ogni giorno come un dono di Dio, gioendo della Sua provvidenza e della Sua presenza.Salmo 118:24(NR) dice: “ Questo è il giorno che il SIGNORE ci ha preparato;
festeggiamo e rallegriamoci in esso.”. La parola ebraica samach, tradotta come “gioire”, trasmette un senso di giubilo e celebrazione.
Quando camminiamo per fede, riconosciamo ogni giorno come parte del piano sovrano di Dio. Potremmo non comprendere lo scopo delle nostre lotte o vedere l’adempimento di tutte le nostre preghiere, ma confidiamo che ogni momento sia creato dalla mano di Dio. Abbracciare ogni giorno con gioia, quindi, diventa un atto di fede.
Considerate un contadino che semina semi con speranza, aspettando il giorno in cui germoglieranno e daranno frutto. Sebbene non possa vedere cosa accade sottoterra, crede nel processo. Allo stesso modo, noi ci rallegriamo ogni giorno, anche quando non riusciamo a vedere cosa Dio sta realizzando nelle nostre vite.
Diceva C.S. Lewis, scrittore delle Cronache di Narnia: “La gioia è la cosa seria del Paradiso.”
4. Camminare per fede significa sostituire la paura con la fiducia in Dio (Isaia 41:10)
La paura è una naturale risposta umana all’ignoto, ma è la fede che ci permette di andare avanti con sicurezza. Isaia 41:10(NR) dà questo potente incoraggiamento: “ Tu, non temere, perché io sono con te; non ti smarrire, perché io sono il tuo Dio; io ti fortifico, io ti soccorro, io ti sostengo con la destra della mia giustizia.”. Qui, Dio promette la Sua presenza, forza e sostegno a coloro che confidano in Lui.
La parola ebraica per “temere” in questo versetto è yare, non semplicemente paura nel senso di terrore, ma ansia e angoscia per il futuro. Dio affronta queste paure ricordandoci il Suo potere di sostegno. Quando camminiamo per fede, non neghiamo le nostre paure; invece, le deponiamo davanti a Dio, sapendo che Lui è il nostro rifugio e la nostra forza.
La prossima volta che affronti una sfida, ricorda questa promessa. Chiedi a Dio di sostituire la tua paura con sicurezza e confidenza, e fai un passo avanti nella fede, credendo che Lui è con te.
“Dio non è mai cieco alle tue lacrime, non è mai sordo alle tue preghiere e non è mai silenzioso al tuo dolore. Lui vede, Lui sente e Lui libererà.” – Rick Warren scrittore del libro: “La vita con uno scopo
5. Seguire l’esempio di obbedienza fedele di Gesù (1 Pietro 2:21)
Infine, camminare per fede significa seguire l’esempio di fedele obbedienza di Gesù.1 Pietro 2:21(NR) dice: “ Infatti a questo siete stati chiamati, poiché anche Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio perché seguiate le sue orme.”. La parola greca usata qui per “esempio”, hupogrammos, significa letteralmente uno schema o un modello da tracciare, come nel modo in cui i bambini imparano a scrivere tracciando le lettere.
La vita di Gesù esemplificava la fede; Egli obbedì alla volontà del Padre fino al punto della morte. Quando camminiamo per fede, seguiamo questo esempio, confidando che le vie di Dio, sebbene a volte difficili, conducono alla vita eterna e alla gioia.
Pensa a un escursionista che si fida di un sentiero ben battuto e segnato da una guida. Camminiamo per fede quando seguiamo Gesù, sapendo che Lui ci ha preceduto, tracciando il sentiero e segnando la via. Camminiamo dove Lui ha camminato, fiduciosi nella Sua guida.
“La vita di Gesù è stata l’esempio supremo di come camminare per fede. Ha seguito la volontà del Padre con fiducia incrollabile.” – John Piper
Conclusione: una vita vissuta pienamente nella fede
Nel nostro cammino con Cristo, siamo chiamati a un modo di vivere radicale: camminare per fede, non per visione. Significa confidare nel potere di Dio, camminare nella Sua luce, gioire ogni giorno, superare la paura e seguire l’esempio del nostro Salvatore, Gesù.
Oggi, ti invito a impegnarti in questo percorso. Forse c’è una situazione nella tua vita che sembra incerta o addirittura opprimente. Fai quel passo di fede. Fidati di Dio, appoggiati alle Sue promesse e ricorda che Lui cammina con te.
Perché camminare per fede è una stupenda realtà: confidando nel Signore si diventa come Lui, la sua benedizione ci trasforma in suoi figli, che condividono la sua vita. La speranza in Dio ci fa entrare, per così dire, nel raggio d’azione del suo ricordo, della sua memoria che ci benedice e ci salva. E allora può sgorgare l’alleluia, la lode al Dio vivo e vero, che per noi è nato da Maria, è morto sulla croce ed è risorto nella gloria. E in questo Dio noi abbiamo speranza, e questo Dio – che non è un idolo – non delude mai.
Se invece, al contrario, non hai ancora riposto la tua fede in Gesù Cristo, oggi è il giorno per iniziare. Credi in Lui, confida nella Sua Parola e seguiLo come tuo Salvatore. Romani 10:9(NR) ci assicura: “perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato;”.