Leggiamo 2 Corinzi 4 da 8 a 10.

Noi siamo tribolati in ogni maniera, ma non ridotti all’estremo; perplessi, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; atterrati ma non uccisi; portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.

Poi leggiamo 2 Corinzi 6 da 3 a 10.

Noi non diamo nessun motivo di scandalo affinché il nostro servizio non sia biasimato; ma in ogni cosa raccomandiamo noi stessi come servitori di Dio, con grande costanza nelle afflizioni, nelle necessità, nelle angustie, nelle percosse, nelle prigionie, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; con purezza, con conoscenza, con pazienza, con bontà, con lo Spirito Santo, con amore sincero; con un parlare veritiero, con la potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra; nella gloria e nell’umiliazione, nella buona e nella cattiva fama; considerati come impostori, eppure veritieri; come sconosciuti, eppure ben conosciuti; come moribondi, eppure eccoci viventi; come puniti, eppure non messi a morte; come afflitti, eppure sempre allegri; come poveri, eppure arricchendo molti; come non avendo nulla, eppure possedendo ogni cosa!

L’esperienza del servizio cristiano dell’apostolo Paolo questo mese ci è fonte di ispirazione e riflessione. Da questi versetti notiamo le sofferenze del missionario, del testimone e strumento di Dio nel portare la Sua Parola, ma anche la grazia, la pace e la gloria che provengono dal Dio che serve, quel Dio che lo guida e lo aiuta in ogni circostanza, il Signore e il Padre di ogni luce.
Appare chiaro che ci sono due diversi modi di leggere le circostanze a cui andiamo incontro, due modi per leggere la realtà. Un modo è tutto umano, in cui prevale il dolore della prova. Osserviamo la prima lettura e guardiamo le parole che usa Paolo per descrivere quello che sta vivendo, lui e i suoi collaboratori: “Noi siamo tribolati…perplessi…perseguitati…atterrati…”.
Nella seconda lettura l’apostolo continua a parlare delle sue fatiche e racconta di “afflizioni…necessità…angustie…percosse…prigionie…tumulti…fatiche…veglie…digiuni…umiliazione…cattiva fama”. Poi continua, esprimendo il modo con cui gli altri guardavano lui (e chi serve Dio, come Paolo) e in questo caso dice: “considerati come impostori…sconosciuti…moribondi…puniti…afflitti…poveri…come non avendo nulla”. Questa è una visione umana della realtà. Dopo queste parole, viene un MA o un EPPURE, che cambia totalmente fronte, che apre uno scenario nuovo, inatteso, insomma, una nuova visione, un nuovo modo di guardare la stessa realtà. Osserviamo dalla prima lettura quali parole usa Paolo per raccontare la medesima realtà che sta vivendo (ma con uno sguardo diverso). Leggiamo i termini che seguono il MA: ”
non ridotti all’estremo…non disperati…non abbandonati…non uccisi”.
E nella seconda lettura il servitore del Signore parla di: “purezza…conoscenza…pazienza…bontà…Spirito Santo…amore sincero…parlare veritiero…potenza di Dio…armi della giustizia a destra e a sinistra…gloria…buona fama” e prosegue, dopo aver chiarito come il mondo li giudica, esprimendo quello che invece sono in verità (e notiamo come queste parole seguano il termine EPPURE): “veritieri…ben conosciuti…viventi…non messi a morte…sempre allegri…arricchendo molti…possedendo ogni cosa!”. Che notevole differenza! Come è più consolatoria questa seconda visione! Se il primo modo di osservare la realtà è un modo tutto umano, questo secondo rappresenta il modo con cui Dio vede la realtà. E questa seconda modalità, la visione divina della nostra quotidianità è la più importante e rassicurante, la più vantaggiosa e la più veritiera. Questo è il modo con cui Dio vede la nostra vita e quindi questo deve anche essere il modo con cui noi vediamo la nostra vita! Abbiamo bisogno di rinnovare il nostro sguardo, non soffermandoci a guardare la realtà soltanto su un piano umano, superficiale e pessimista. Abbiamo bisogno di rinnovare la nostra visione sulla realtà. Cambiare i nostri punti di vista. Rinnovare i nostri pensieri. Rinnovare le nostre menti.
Dovremmo vedere la vita per come la vede Dio. Dovremmo appropriarci dello sguardo di Dio sulla vita!
Ed infine osserviamo quanto grande sia il prezzo che un discepolo, servitore, missionario di Gesù, debba essere disposto a spendere con la sua esistenza. Ma è un prezzo che non sarà mai più grande di quello che Gesù ha dovuto pagare alla croce per i nostri peccati! E questo aspetto non permette che perdiamo tempo a soffermarci sul PREZZO che le nostre vite dovranno saldare se vorranno essere a servizio del Signore, MA la nostra attenzione va a quel che sarà il PREMIO che ne conseguirà alla fine. Anche lo sguardo di Paolo era fisso sulla ricompensa eterna (vedi 2 Corinzi 4:17-18). Ci ricorda infatti Gesù: “Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà” (Matteo 16:25).

Dio ci benedica!