Predicazione Apocalisse 2:8-11 (lettera alla chiesa di Smirne)
8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi:
Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita:
9 “Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita.
11 Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda”.
La città di Smirne in turco è detta Izmir. Si trova sulla costa dell’Egeo, in Turchia, sopra Efeso e di fronte alla Grecia. È tuttora una città molto grande (4,2 milioni di abitanti), la terza della Turchia dopo Ankara e Istanbul. Importante centro portuale, industriale e turistico.
La città, già prospera fin dall’VIII secolo a. C., fu conquistata dai Persiani e distrutta. Alessandro Magno la riconquistò e la ricostruì dal 333 a. C., poi nel 133 a. C. divenne di dominazione romana.
Smirne significa “mirra”, la sostanza profumata utilizzata spesso nell’imbalsamazione dei cadaveri e il cui arbusto cresceva nella zona. La città era soprannominata “la corona dell’Asia”, ed era considerata la più bella dell’Asia Minore. Era anche nota per essere una città del tutto fedele alla dominazione romana, il cui imperatore era qui venerato in modo fervente.
Vediamo cosa Gesù ha da dire alla chiesa locale del tempo, e, di conseguenza, a tutti noi.
V. 8: l’angelo è da intendersi come l’anziano o il pastore della chiesa, che funge così da angelo, da messaggero, appunto.
Gesù si definisce come il primo e l’ultimo: colui che era al principio dei tempi (come scritto all’inizio del vangelo di Giovanni), e colui nel quale la storia sarà portata a compimento, così come scritto nel libro di Apocalisse da cui è tratto il passo odierno. Egli morì, per ognuno di noi, e risuscitò vincendo la morte, permettendoci per il suo sangue di ottenere il perdono dei peccati e di riconciliarci con il Padre.
V. 9: l’esortazione alla chiesa si apre con un commento molto positivo da parte di Gesù: Egli conosce le opere dei credenti di Smirne, sa che sono stati fedeli e perseveranti nella tribolazione. Conosce inoltre la loro povertà, tuttavia, fa scrivere, sono ricchi. Che cosa significa questo? Non è meglio specificato. Possiamo fare supposizioni: Smirne era una città ricca, e probabilmente anche molti credenti della chiesa lo erano; tuttavia, pur essendolo, avevano deciso di vivere in povertà, alludendo magari al fatto che avessero deciso di essere prodighi nel donare delle loro sostanze per l’opera della chiesa. Oppure, possiamo pensare che, pur essendo ricchi, non si fossero insuperbiti, e che avessero con coerenza continuato a vivere conformemente ai principi della povertà di spirito, che è uno dei requisiti di beatitudine che Gesù illustra nel famoso sermone sul monte. Oppure, possiamo pensare che i credenti della chiesa, al contrario, fossero prevalentemente poveri dal punto di vista economico, ma Gesù dice loro che sono ricchi, poiché stanno vivendo con sincerità la loro fede. Di certo, questo aspetto della povertà in contrapposizione alla ricchezza è un riconoscimento molto positivo nei confronti della chiesa.
La chiesa, nella sua tribolazione, è costretta ad affrontare calunnie e maldicenze da parte di nemici che, pur essendo Giudei, si alleano con i pagani per perseguitare la chiesa. Gesù non usa mezzi termini e li definisce una sinagoga di Satana. Parole estremamente forti: la Verità era stata proclamata e mostrata con l’insegnamento, le opere, la morte e risurrezione di Gesù e con la seguente predicazione della sua Parola. Non esistevano altre vie. Chiunque annunciava una strada differente da quella tracciata da Gesù stava sviando dalla Verità, e, quindi, stava facendo il gioco di Satana, indipendentemente dal fatto che nelle sue vene scorresse sangue greco, giudeo, o romano.
V. 10: qui Gesù passa a narrare qualcosa di improvviso, e, francamente, di duro. Le lettere a Smirne e a Filadelfia sono le uniche due (tra le sette incluse all’inizio del libro di Apocalisse) a non contenere elementi di rimprovero e esortazione al cambiamento verso i credenti locali. Delle due, quella che stiamo leggendo è la sola a presagire concretamente una tribolazione, della quale viene fissato anche un termine temporale, per la precisione di dieci giorni.
Non abbiamo documenti storici atti a comprovare cosa accadde. Di certo sappiamo che, se è scritto nella Bibbia, è avvenuto, ha avuto luogo. Quello su cui si può riflettere leggendo questo brano è che di sicuro questi dieci giorni devono essere stati terribili, un crescendo di gravi soprusi e violenze. Se ci pensiamo, le tribolazioni e le persecuzioni possono concretizzarsi in lunghi periodi (mesi, se non anni) di attività di repressione, di ostacolamento costante ma a intensità più o meno bassa, nel senso che mira a mettere in forte difficoltà e a eliminare la chiesa pian piano, senza che debbano avvenire eventi istantaneamente di portata distruttiva. Ecco, quando invece leggiamo di una persecuzione di dieci giorni possiamo immaginare ad una situazione di esplosione improvvisa e di altissima intensità, mirante possibilmente a distruggere istantaneamente la chiesa. Gesù non dice nel dettaglio cosa accadrà: comunica che Satana organizzerà tutto, magari proprio per mezzo di quegli stessi calunniatori Giudei, e che alcuni saranno incarcerati. Il tutto durerà dieci giorni. Gesù dice di perseverare, e avvisa che la prova sarà dura, potenzialmente molto dura nella sua brevità. Da cosa lo comprendiamo? Vediamo che cosa è scritto in chiusura del Versetto: “Sii fedele fino alla morte”. Ecco, questa parte è molto significativa: questa esortazione è genericamente rivolgibile ad ogni credente, nel senso che ognuno di noi è chiamato fino al termine della sua vita terrena a essere fedele a Dio. Particolarmente pregnante è però una indicazione del genere in un momento in cui Gesù sta preannunciando una pesante, ancorché breve, tribolazione: durerà dieci giorni, alcuni saranno messi in carcere, resistete. Già, ma quale sarà l’esito di questa tribolazione? Come ne usciremo? Io credo che qui Gesù stia preannunciando che l’essere messi alla prova possa anche prevedere, nella fattispecie, l’eventualità che qualcuno possa essere ucciso, possa divenire martire, possa essere spinto a dimostrare la propria fede, fino, appunto, alla morte. Potremo essere messi a morte per la nostra fede: Gesù non ha mai nascosto le difficoltà legate all’essere a Lui fedeli, ed anche in questo frangente non lo fa. Arriveranno prove durissime, ma restate con me. Siate fedeli fino alla morte, e avrete la corona della vita. La vostra fedeltà fino all’ultimo, fino all’estremo sacrificio, significherà vita eterna, nella perfezione, al suo fianco. E se ce lo dice significa che è vero, in qualunque circostanza, perché Dio mantiene sempre le sue promesse!
Il v. 11 lo ribadisce: chiunque sta leggendo queste parole, chiunque le sta ascoltando, presti attenzione a ciò che lo Spirito di Dio sta comunicando. Chi sarà vincitore in Dio, anche fino alla morte terrena, non sarà giammai sottomesso alla morte seconda, la morte eterna, quella dalla quale non c’è via di scampo.
E allora, queste parole possono esserci davvero di enorme incoraggiamento: pensi ognuno a quelle prove che ha vissuto, o che sta vivendo, ad ampio spettro, e che possono comportare anche la perdita della vita, come può essere, ad esempio, una grave malattia. Pensiamo a noi stessi o alle persone a noi più care. Pensiamo a quei fratelli che ancor oggi, non come noi, in altre parti del mondo stanno concretamente vivendo quelle terribili persecuzioni analoghe o peggiori a quella preannunciata a quelli di Smirne. Se non abbiamo vissuto situazioni simili, né direttamente, né indirettamente, beh, allora possiamo già ringraziare Dio. Se le abbiamo vissute o le stiamo vivendo, possiamo trarre incoraggiamento da queste parole: probabilmente, la chiesa di Smirne sarebbe stata chiamata a subire distruzioni, lutti, a perdere familiari di sangue o fratelli in fede. Gesù non lo nasconde, assolutamente, ma dice loro: siate fedeli, fino all’ultimo, io sono con voi. La morte terrena, per quanto dolorosa, non è nulla di fronte alla certezza dell’eternità nella perfezione che io vi ho promesso se mi resterete fedeli. Sarete con me, e regnerete con me, per l’eternità. Non vi scoraggiate, non vi abbattete, non abbandonate la fede nei momenti più difficili, crudeli ed umanamente inspiegabili. Io sono sempre lì con voi, vi accompagnerò, vi donerò la corona della vita che è il premio per eccellenza, un premio infinitamente più grande di ogni sofferenza terrena. Aggrappatevi a me, e nessuno di voi sarà perduto. Gesù lo sta dicendo ad ognuno di noi.