Nelle ultime settimane dell’anno 2014, il Signore, nei messaggi domenicali, ci ha ricordato l’importanza di seguire la sua Via, l’unica Via per ogni credente servitore, la Via della vita, per la quale si trova gioia in sazietà e la nostra anima festeggia, come ricordato da Davide nel Salmo 16.
Senza dimenticarci che già agli albori del cristianesimo, i credenti in Gesù venivano chiamati “Seguaci della Via”. Ne abbiamo diversi esempi nel libro degli Atti degli Apostoli (19:9,23; 22:4; 24:14,22). Proprio questa Via era quella che Saulo voleva estirpare, prima di incontrare Gesù nella sua via per Damasco, quel Gesù che stava perseguitando, incarcerando ogni suo discepolo. L’esempio della chiamata e conversione di Paolo dovrebbe illuminarci e stimolarci ad imitazione, nel ricordo che è nella Parola di Dio pronunciata da Gesù in Giovanni 14:6, in cui il nostro Salvatore dice: IO SONO LA VIA!
Gesù poi aggiunge: NESSUNO VIENE AL PADRE SE NON PER MEZZO DI ME. E ancora (Giovanni 14:9,10): CHI HA VEDUTO ME, HA VEDUTO IL PADRE. IO SONO NEL PADRE E IL PADRE È IN ME. E poi (Giovanni 14:14): SE CHIEDERETE QUALCOSA NEL MIO NOME, IO LA FARÒ. Così Gesù pone attenzione sulla Sua Persona, sul rapporto col Padre e sull’importanza della preghiera. Tutte queste magnifiche rivelazioni trovano una splendida sintesi nel brano contenuto in Matteo 6:9-13, il brano del Padre Nostro, che domenica scorsa abbiamo studiato, soffermandoci maggiormente sulla sua costruzione retorica e scoprendo la bellezza della sua organizzazione concentrica che ha il suo apice nella richiesta centrale del PANE, quel nostro pane materiale ma soprattutto spirituale di cui abbiamo bisogno. La Parola (Giovanni 6) infatti ci ricorda che Gesù è il pane della vita, il nutrimento di vita eterna. Queste meraviglie si dispiegano di fronte agli attenti lettori della Parola di Dio, per il dono del Suo Santo Spirito. E queste meraviglie siamo (noi tutti) chiamati ad annunciare al mondo, come i credenti perseguitati e dispersi oltre Gerusalemme (di cui abbiamo ascoltato -e stiamo ascoltando- le gesta nelle riunioni di studio biblico, ogni mercoledì sera dal libro degli Atti). Tra essi, Filippo, portato dallo Spirito in una strada deserta, per un incontro speciale (una sola persona, ma assetata di Dio), un eunuco etiope che stava leggendo a voce alta un testo messianico del profeta Isaia, a cui l’evangelista domanda: “Capisci quello che leggi?” (Atti 8:30). Quanto profonda è quella domanda! E quante volte corriamo il rischio di leggere senza intendere, di sentire senza udire, di vedere senza osservare? Senza riconoscere, senza comprendere che la Rivelazione porta e culmina in Gesù Cristo, nostra vita e speranza!