“Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando. 15 Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo signore; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio. 16 Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Giovanni 13:14-16)

Ho preso un brano brevissimo per focalizzarmi in maniera precisa sui concetti che vorrei illustrare, e l’ho fatto proprio perché è importantissimo focalizzarsi sulla scelta delle parole che Gesù usa, specialmente nel Vangelo di Giovanni. Ogni parola è soppesata nel dettaglio, non è casuale, e vuole comunicarci delle verità ben precise.

La parola chiave del brano odierno è AMICI. Concetto particolare, e personalmente mi è risultato strano in bocca a Gesù, un po’ come se da parte mia risultasse oltraggioso potermi definire tale nei suoi confronti. Chi sono io per potermi dire amico di Gesù? Affermazione per certi versi all’apparenza pretenziosa. Eppure, Gesù ci ha detto questo: in questi versetti Gesù dice che se lo seguiamo, Egli ci chiama AMICI, non più servi, perché “il servo non sa ciò che fa il suo padrone”.

Gesù, dicendo che gli siamo amici, ci sta rivelando due verità importanti, proprio alla luce del fatto che non usa parole a caso:

1- Egli si è rivelato a noi come fa un amico, che si apre a noi, che si svela nei suoi aspetti più intimi. Gesù non è un padrone che dà ordini e se ne sta riservato, ma è un amico che viene verso di noi. Gesù ha rivelato a noi la sua natura pienamente umana e divina allo stesso tempo, nella sua umiltà quotidiana, nel suo lavoro come falegname, nei suoi tre anni di ministerio pubblico, e lo ha fatto in molteplici accezioni, rivelandosi in tutta la sua misericordia, la sua compassione, ma anche la sua ira, come quando cacciò i mercanti dal tempio.

Gesù è venuto a noi rivelandosi come un amico e rivelando il suo messaggio di salvezza universale trasmessogli dal Padre. Questa sua rivelazione, questa sua attestazione di amore è stata portata fino in fondo, fino alla morte di croce con cui ha pagato per le nostre colpe. Non per niente, al v. 13, Gesù dice che non vi è amore più grande del dare la vita per i propri amici. Con tutta probabilità chi lo stava ascoltando non lo capì, ma Gesù, di lì a poco, proprio questo avrebbe fatto, ossia morire per noi, i suoi amici!

2- Gesù ci cerca: nella vita quasi sempre capi e padroni ci vengono imposti, non ce li scegliamo. Se lavori, non puoi scegliere tu il tuo capo. Gli amici, al contrario, possiamo sceglierli: Gesù ricerca la nostra amicizia, Gesù vuole sceglierci e vuole che noi scegliamo Lui. Ci vuole amici perché ci ama, perché ci cerca con intenzionalità, come fa un amico fidato.

Gesù, pur potendolo fare, non è un padrone che se ne sta lontano, in disparte, inarrivabile, che va disperatamente pregato per poter ricevere udienza nella speranza incerta che ci possa ascoltare. In fin dei conti, se ci pensiamo bene, questa è la chiave del legame religioso: mi affanno a farmi notare, ad agire bene, nella speranza che Dio mi accolga.

Con queste poche parole, Gesù ci sta dicendo che non è così che funziona: Gesù non vuole dei servi che si sforzino a ben figurare agli occhi del padrone. Gesù ci vuole suoi amici perché obbediamo con il cuore alla sua Parola, perché lo conosciamo sempre più profondamente, e perché possiamo sperimentare, standogli accanto, il valore impareggiabile della sua amicizia e dell’amore che da essa scaturisce. Non dobbiamo fare e ancora fare per attirare la sua attenzione, come in un posto di lavoro di fronte al proprio capo. Nessuno può guadagnarsi la salvezza autonomamente: Gesù, infatti, ha fatto tutto per noi. Gesù ci sta dicendo: “Io ho dato la vita per voi, che siete miei amici! Io ho già fatto per voi ciò che voi non avreste potuto fare. Io vi ho scelti come amici, voglio esservi amico, voglio che mi seguiate per sperimentare nel concreto gli effetti della grazia nella vostra quotidianità, verso la vita eterna.

Sono io ad avervi scelto come amici per primo, non il contrario!”

Questo è ancora più bello! Non siamo noi ad avere cercato Lui, è Lui che è venuto verso di noi a condividere il suo amore, affinché stabiliamo una relazione di comunione sempre più profonda con lui e affinché andiamo a condividere con il mondo questo desiderio che ha Gesù di essere amico di tutti, di divenire salvatore di tutti, come scritto al v. 16.

L’amore di Gesù è inesauribile: non siatene gelosi, ci sta dicendo! Andate e condividetelo, affinché ognuno possa sperimentarlo. Ce ne è per tutti. Condividiamolo dunque, dicendo a tutti che è un amore puro, un amore perfetto che, contrariamente a quello umano, anche a quello degli amici più fidati, non tradisce mai, non delude mai. Gesù è un amico che ama di un amore perfetto.

Pensiamoci: su questa terra possiamo fare affidamento ad una relazione che sia tale, che abbia queste caratteristiche? Assolutamente no. Siamo umani, siamo fallibili, nessuno riuscirà mai a non ferire un’altra persona. Non esiste forma alcuna di amore umano che si avvicini alla perfezione di quello di Gesù.

Proprio per questo le sue parole ci fanno comprendere quanto nessuno di noi possa fare a meno dell’amicizia di Gesù. Non esiste amore più grande, non esiste sentimento più perfetto di quello che Gesù può donarci, da qui all’eternità. Anche la prospettiva cambia completamente: in Lui non abbiamo più delle relazioni da costruire secondo i limiti terreni, poiché il suo amore verso di noi durerà per l’eternità.

Attenzione: Gesù non ci sta dicendo di non costruire relazioni terrene, altrimenti non ci avrebbe dato le chiese e non ci avrebbe chiamato fratelli; ci sta dando una prospettiva diversa e radicale da cui partire: non fondare la tua vita in primo luogo sulle relazioni terrene! Cerca in primo luogo me, fonda la tua esistenza su di me, sulla mia amicizia, e da lì costruisci tutto il resto, e non ne resterai deluso.

“Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte le altre cose vi saranno date in aggiunta” (Matteo 6:33)

“Senza di me non potete fare nulla” (Giovanni 15:5)

Le relazioni terrene e le amicizie terrene possono deludere, tradire, ferire. Dobbiamo esserne consapevoli, e continuare a coltivarle. In primo luogo però, cerchiamo l’amicizia perfetta, quella di Gesù, che ci ricerca. Conosciamolo, viviamolo, imitiamo il suo amore per relazionarci con gli altri, per conoscerli e amarli sempre più a fondo, ma partiamo da Lui, poniamo in Lui le nostre basi. È l’amico perfetto, e non ci lascerà delusi.