Non so se ce ne siamo accorti, ma nella vita ci sono sofferenze!
Queste sono inevitabili e necessarie. Inevitabili perché siamo nella terra e non in cielo. Necessarie perché senza il dolore non sapremmo riconoscere la gioia (e di gioia abbiamo parlato lo scorso mese). Gioia e dolore si mescolano nella nostra vita, come è stato per la vita di Gesù. La sofferenza è fondamentale per una vita di gioia in somiglianza a Cristo, nostro Signore e modello. D’altronde noi viviamo nell’ambizione di imitarlo e di essere Suoi discepoli. Non si può essere felici in Dio senza il dolore. Esso è stato pianificato da Dio affinché, perdendo tutto, rimanga solo Gesù ed è sufficiente per ogni nostro bisogno e per ogni soddisfazione. Poiché Gesù è soddisfacente e ciò che proviamo in Lui è soddisfacente, più di qualsiasi altra cosa.
Le sofferenze non possono essere nascoste da chi ci insegna il cammino cristiano. Paolo e Barnaba, nel loro primo viaggio missionario, non nascondono ai discepoli che incontreranno molte difficoltà nel loro cammino: “Se ne tornarono a Listra, a Iconio e ad Antiochia, fortificando gli animi dei discepoli ed esortandoli a perseverare nella fede, dicendo loro che dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso MOLTE TRIBOLAZIONI” (Atti 14:21,22). Certo, il futuro prossimo è di una entrata nel regno dei cieli. Ma prima di questo siamo qui, e qui dobbiamo prepararci a soffrire.
Paolo non ne aveva paura. Tutti i privilegi, scrive, sono rifiuti, per conoscere Gesù, non soltanto nella potenza della Sua risurrezione, ma anche nella comunione alle Sue SOFFERENZE. “Tutto questo allo scopo di conoscere Cristo, la potenza della Sua risurrezione, la comunione delle Sue sofferenze, divenendo conforme a Lui nella Sua morte” (Filippesi 3:10).
Può sembrare insolito, ma riflettiamo nel ragionamento dell’apostolo e chiediamoci: e se la sofferenza fosse un PRIVILEGIO? Tutto questo per essere più conformi a Cristo nella partecipazione alle Sue sofferenze.
Dio usa chi ha ferito. Quindi, se vuoi essere usato da Dio preparati ad andare incontro a prove e sofferenze. Ma alla fine i benefici saranno comunque maggiori dei costi. Perché, pur perdendo tutto, anche se fosse la vita, scrive Paolo, gli rimarrebbe Gesù.
La Parola ci ricorda che le sofferenze non mancheranno e che se vogliamo vivere pienamente in Gesù saremmo perseguitati. È una promessa!
“Sopporta anche tu le sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù” (2 Timoteo 2:3). “Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati” (2 Timoteo 3:12).
Anche Pietro ci invita a non sorprenderci, ma anzi a rallegrarci nella sofferenza, adesso, ma soprattutto al momento della futura manifestazione di Cristo Gesù.
“Carissimi, non vi stupite per l’incendio che divampa in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Anzi, rallegratevi in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo, perché anche al momento della rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Se siete insultati per il nome di Cristo, beati voi!” (1 Pietro 4:12-14).
Soffrire per la croce, privilegio di partecipare alla comunione con le sofferenze di Gesù. Vediamo il dolore come opportunità.
“Voi accettaste con GIOIA la ruberia dei vostri beni, sapendo di possedere una ricchezza migliore e duratura” (Ebrei 10:34).
Non sono persone legate al materialismo dei beni presenti, ma confidano nel tesoro nei cieli (vedi anche Matteo 19:21).
Gioia della ricompensa. Gioia nel dolore. Solo così puoi dire come Paolo ai Filippesi: “il morire è un guadagno”. Certo non è un pensiero del razionalismo umano, ma è un pensiero della spiritualità cristiana. Devi essere nato di nuovo per rallegrarti nel dolore. Devi essere di Gesù e pensare come Gesù. Infatti Paolo ai Filippesi, oltre a dire che il morire è un guadagno, dice anche che il suo VIVERE È CRISTO. Se il tuo vivere non fosse Cristo, il morire non sarebbe un guadagno. Paolo sa cosa lo aspetta dopo la sofferenza e dopo la morte. Lo ha imparato da Gesù.
Il Signore Gesù, prima di SOFFRIRE parla di GIOIA.
“Ma ora io vengo a te; e dico queste cose nel mondo, affinché abbiano compiuta in se stessi la mia gioia” (Giovanni 17:13).
“Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia completa” (Giovanni 15:11).
Questo mese ci piace terminare questa meditazione con Ebrei 12:2.
“Fissando lo sguardo su Gesù, Colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi Egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio”. Noi guardiamo Gesù, che dinanzi a sé trovò la GIOIA e non se la lasciò sfuggire, nonostante il dolore della croce.
Dio ci benedica.