Gesù risuscita il figlio della vedova di Nain
(Lu 8:49-56; Gv 11) 1R 17:17-24
11  Poco dopo egli si avviò verso una città chiamata Nain, e i suoi discepoli e una gran folla andavano con lui. 12  Quando fu vicino alla porta della città, ecco che si portava alla sepoltura un morto, figlio unico di sua madre, che era vedova; e molta gente della città era con lei. 13  Il Signore, vedutala, ebbe pietà di lei e le disse: «Non piangere!» 14  E, avvicinatosi, toccò la bara; i portatori si fermarono, ed egli disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!» 15  Il morto si alzò e si mise seduto, e cominciò a parlare. E Gesù lo restituì a sua madre. 16  Tutti furono presi da timore, e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra di noi»; e: «Dio ha visitato il suo popolo». 17  E questo dire intorno a Gesù si divulgò per tutta la Giudea e per tutto il paese intorno.

A volte, negli alti e bassi della vita, possiamo avere la sensazione che Dio non sia molto presente nella nostra quotidianità. I nostri schemi sembrano piuttosto noiosi e monotoni. Non ci sono molti cambiamenti e a volte è difficile individuare un aspetto in cui Dio è intervenuto direttamente nelle nostre circostanze. Ogni volta che, nella vita, tali sensazioni ci colpiscono, dobbiamo pensare a una donna del Nuovo Testamento che forse si è sentita come noi. Nelle Scritture non viene menzionata per nome, ma è nota semplicemente con il nome del villaggio in cui abitava e per il suo stato civile.

La donna è la vedova di Nain e solo l’evangelista Luca riporta la sua incredibile storia.

Questa donna rappresenta l’essenza del ministero del Salvatore e il modo in cui ha aiutato le persone comuni e scoraggiate della Sua società. Questo resoconto mette in chiaro che Dio ci conosce e si prende cura di noi.

Riassumendo brevemente il miracolo riportato in Luca 7, vediamo che Gesù ferma un corteo funebre e riporta miracolosamente in vita un ragazzo morto. Ma c’è molto di più da capire riguardo al contesto. Come con tutti i miracoli, ma soprattutto con questo, il contesto è fondamentale per comprendere questo evento.

All’epoca in cui visse Gesù, Nain era un piccolo villaggio rurale situato sul Monte Moreh, che definiva il confine orientale della Valle di Jezreel. La città non si trovava sul sentiero battuto. Vi si accedeva attraverso una sola strada. Al tempo di Gesù, era un insediamento piccolo e relativamente povero, ed è rimasto così da allora. Si registra che in alcuni periodi storici la città comprendeva 34 case e appena 189 persone. Oggi conta circa 1.500 abitanti.

Luca inizia il suo resoconto sottolineando che il giorno prima Gesù si trovava a Capernaum e che aveva guarito il servitore del centurione (Luca 7:1–10). Poi ci viene detto che “poco dopo” (versetto 11; enfasi aggiunta), il Salvatore si recò in una città chiamata Nain, accompagnato dai discepoli e una gran folla. Questa sequenza è molto importante. Capernaum si trova sulla riva nord del Mar di Galilea, a 183 metri al di sotto del livello del mare. Nain è a circa 48 chilometri a sud ovest di Capernaum, a 213 metri al di sopra del livello del mare; quindi, per raggiungerla, bisogna compiere un’ardua salita su per la collina. Per poter raggiungere Nain da Capernaum, bisognava camminare almeno per uno o due giorni. Di recente, un gruppo di giovani studenti dell’Università di Gerusalemme ha impiegato dieci ore per percorrere a piedi il percorso su strade asfaltate. Ciò significa che probabilmente Gesù si era alzato molto presto o forse aveva camminato durante la notte per poter intercettare il corteo funebre il giorno dopo.

Mentre Gesù si avvicinava alla città dopo un viaggio molto faticoso, un ragazzo, probabilmente sulla ventina, veniva portato via su un lettuccio funebre. Luca ci dice che questo ragazzo era l’unico figlio maschio di una vedova, e secondo l’interpretazione di alcuni studiosi del testo greco sembra che la donna non avesse altri figli. Un folto gruppo di abitanti del paese accompagnava la donna in questa tragedia familiare.

Ovviamente, la morte di un figlio sarebbe una tragedia per chiunque, ma consideriamo le implicazioni per questa vedova. Che cosa significava esattamente a livello sociale, spirituale e finanziario essere vedova senza eredi nell’antica Israele? Nella cultura dell’Antico Testamento, si credeva che la morte prematura di un marito fosse segno del giudizio di Dio riconducibile al peccato. Quindi, alcuni credevano che Dio elargisse il castigo sulla vedova che gli sopravviveva. Nel libro di Ruth, quando Naomi rimane vedova in giovane età, si lamenta dicendo: “Il Signore ha testimoniato contro di me, e l’Onnipotente m’ha resa infelice” (Ruth 1:21).

Non c’era solo dolore spirituale ed emotivo, questa vedova di Nain stava affrontando anche la rovina economica — stava letteralmente guardando in faccia la fame. Con il matrimonio, la protezione finanziaria della donna veniva assegnata alla famiglia del marito. Se questi moriva, allora la cura della donna era delegata al figlio primogenito. Ora che il suo primogenito e unico figlio era morto, questa vedova era rimasta senza protezione finanziaria. Se suo figlio era un ventenne, ella era probabilmente una donna di mezza età che viveva in una cittadina rurale isolata e che ora si trovava a essere spiritualmente, socialmente e finanziariamente indigente.

Precisamente, durante il breve periodo in cui gli abitanti del villaggio stavano portando il figlio di questa donna al luogo della sepoltura, Gesù incontrò il corteo ed ebbe “pietà di lei” (Luca 7:13). In realtà, tra le frasi usate da Luca questa potrebbe essere quella che, più di tutte, ci porta a sottovalutare ciò che accadde. In qualche modo Gesù avvertì la situazione assolutamente disperata di questa vedova. Forse aveva trascorso la notte distesa sul suo pavimento di terra battuta implorando il Padre Celeste di sapere il perché di certe cose. Forse aveva persino chiesto apertamente perché Egli avesse voluto che lei rimanesse ancora su questa terra. O forse era terrorizzata all’idea dell’imminente solitudine che l’attendeva. Noi non lo sappiamo, ma sappiamo che il Salvatore scelse di partire immediatamente da Capernaum, fatto per cui avrebbe dovuto camminare durante la notte per poter intercettare il corteo funebre appena prima che il ragazzo fosse sepolto.

Sì, quando vide il viso in lacrime della donna che camminava dietro il feretro, Gesù provò una grande pietà per lei — ma sembra che la Sua pietà derivasse dai sentimenti che aveva provato molto prima che “capitasse” di incontrare quel corteo funebre. Egli arrivò proprio nel momento del bisogno.

Gesù poi disse alla vedova: “Non piangere!” (versetto 13). Ignorando l’impurità rituale, Egli “toccò la bara [e] i portatori si fermarono; ed Egli disse: Ragazzo, dico a te, alzati!

E il morto si alzò e si mise a sedere e cominciò a parlare. E Gesù lo restituì a sua madre” (versetti 14–15). Naturalmente, la folla fatta di concittadini della donna e di seguaci di Gesù rimase sbalordita nell’assistere al dolore tramutato in gioia pura. Tutti “glorificavano Dio dicendo: Un grande profeta è sorto fra noi” (versetto 16). Questo miracolo, però, riguardava anche il soccorso di un’anima disperata. Gesù era conscio del fatto che le cose stavano andando davvero male per questa donna — una persona considerata poco importante dal punto di vista culturale. La situazione della donna richiedeva a gran voce la Sua attenzione immediata, anche se aveva dovuto arrivare da lontano per trovarsi esattamente lì al momento giusto. Egli conosceva la situazione disperata in cui ella versava ed è corso in suo aiuto.

Ora, per quanto sia edificante, questo evento deve diventare per noi molto più di una bellissima storia della Bibbia. Esso dimostra chiaramente che Gesù conosceva questa povera, dimenticata e indigente vedova. Proprio quando ci sentiamo dimenticati o trascurati o insignificanti, dobbiamo ricordare questo: Gesù andò in soccorso della vedova esattamente quand’ella ne aveva bisogno, e farà lo stesso per noi. Inoltre, la seconda lezione che possiamo imparare dall’esempio del nostro Salvatore è l’importanza del prodigarsi per benedire chi ci sta intorno. Molte delle persone vicine a noi a volte saranno scoraggiate. Se raccontassimo loro della “sorella Nain” e di come il Signore sapesse esattamente del suo scoraggiamento e della grande crisi personale, questo potrebbe ribaltare la situazione. Dio è cosciente di noi, veglia su di noi. Ma può soddisfare le nostre esigenze mediante un’altra persona.

Di tutti i miracoli operati da Gesù durante il periodo in cui visse sulla terra, pochi sono teneri e compassionevoli come il ministero che rivolse alla vedova di Nain. Ci ricorda che Egli ci considera importanti e che non si dimenticherà mai di noi. Non dimentichiamolo mai.