Riflessione incontro donne

Brani: Atti 12:1-17

         Luca 1:39-45

         Esodo 15:20-21

Il tema di cui tratterò oggi è l’entusiasmo.

Il termine entusiasmo deriva dal greco antico enthusiasmós (ἐνθουσιασμός), formato da en (ἐν, in) con theós (θεός, dio) e ousía (οὐσία, essenza). Ciò che accomuna i passi che ho scelto è proprio un entusiasmo da parte delle protagoniste per le risposte e l’intervento di Dio.

La prima donna è una semplice serva di cui si fa menzione in Atti 12 Rode. Al v. 14 di Atti 12 leggiamo che il suo entusiasmo e la sua gioia furono talmente incontenibili che si dimenticò di Pietro sulla porta (il quale poverino era fuori dalla porta a bussare!). La sua gioia e il suo entusiasmo furono tali che non dubitò per un attimo che Pietro fosse sulla porta. Non razionalizzò pensando “Non può essere”, né si dilungò in una lunga conversazione o in un lunghe richieste di spiegazioni.

La sua gioia era spontanea ed era la manifestazione evidente di una risposta a un miracolo.

Vediamo però lo scenario e la serie di circostanze che portò a quell’evento.

Non erano giorni facili per la chiesa. C’era la persecuzione.

Erode aveva fatto uccidere Giacomo, fratello di Giovanni. E questa persecuzione, oltre a essere portata avanti dalle autorità, incontrava il consenso del popolo.

I cristiani erano in una posizione più che scomoda!

Subivano ingiustizie a causa della loro fede.

Vediamo però che in questo clima Pietro finì in prigione senza aver commesso nulla e semplicemente per il suo essere cristiano.

Pietro per giunta era finito in prigione durante la Pasqua, una festa molto importante per il popolo ebraico in cui si celebrava la liberazione da parte di Dio del popolo di Israele in Egitto. Era un tempo di condivisione di momenti insieme, gioia e festa. Pietro era solo e in prigione in compagnia dei soldati. Quattro picchetti di soldati si alternavano nella sorveglianza di Pietro  Inoltre poiché era il tempo della Pasqua, egli doveva attendere il termine per poter comparire davanti al popolo secondo i piani di Erode Agrippa. Perciò Pietro era solo, in prigione, in attesa di capire che cosa sarebbe stato della sua vita. Pietro era in una situazione disperata dal punto di vista umano. La chiesa era in una situazione disperata  dal punto di vista umano.

In precedenza a questi eventi, Dio aveva permesso la morte di Stefano per lapidazione e la morte di Giacomo, fratello di Giovanni. Non credete che Pietro e la chiesa avevano tutti i motivi per essere scoraggiati sul piano umano? Per chiedersi “dov’è Dio in tutto questo”?

Ma al v.5 vediamo oltre all’immagine di Pietro in prigione la risposta della chiesa: la chiesa prega.

La chiesa prega con intensità. Fervide preghiere erano fatte dalla chiesa per Pietro.

Fervido significa fervente, infiammato, ardente.

La chiesa non pregava semplicemente, ma pregava in modo appassionato.

In questa situazione di apparente disperazione, ricercò Dio come non mai.

E questo scenario è importante per comprendere la risposta e l’entusiasmo di questa serva nel sentire la voce di Pietro. Lei con il resto dei credenti era in quella casa unita in preghiera per Pietro.

Da questo possiamo dedurre che anche lei come il resto della chiesa non si lasciò scoraggiare dalle circostanze, ma pose la sua fede e fiducia in Dio e nel Suo intervento rivolgendosi a Lui in preghiera.

E Dio ascoltò quelle preghiere e liberò miracolosamente Pietro. Lo stesso Dio che permise la morte di Stefano e Giacomo salvò Pietro miracolosamente. Non ci è dato sapere il perché, ma sappiamo che ciò rientrava nei piani di Dio e per quanto difficile e doloroso in alcune circostanze, è importante che comprendiamo che Dio è sovrano e la Sua volontà è buona e perfetta.

E quindi cosa rappresenta l’entusiasmo e la gioia di Rode? Rappresenta il riconoscimento della mano di Dio, del Suo intervento come conseguenza e prodotto di una scelta di fede che la spinse  a correre dagli altri credenti per annunciare che Pietro era lì davanti alla porta. La stessa fede ed entusiasmo che spinse le donne testimoni della risurrezione ad andare dai discepoli per annunciare che Dio era risorto. Una fede e un entusiasmo che non si fermarono neanche di fronte all’incredulità degli altri credenti e alla risposta persino offensiva. La Parola di Dio dice che ella insistette che le cose erano così: Pietro era veramente lì dietro quella porta.

Rode credette al miracolo, mentre gli altri si affrettavano a trovare altre spiegazioni per ciò che stava accadendo. Poiché il testo riporta che la chiesa elevava fervide preghiere a Dio per Pietro, non possiamo affermare che questi credenti non avessero fede in Dio. Ma Dio, che è un Dio dell’impossibile, era andato al di là delle loro aspettative e di ciò che credevano possibile. Perciò la questione non è: Rode ebbe fede e il resto dei credenti non ebbe fede. Ma semplicemente che Rode ebbe una misura di fede maggiore in quel momento rispetto al resto dei credenti.

Insieme a Rode, volevo citare altri due esempi di donne che riconobbero la mano di Dio nella loro vita e che furono animate da fede ed entusiasmo per l’opera di Dio.

Una è Elisabetta, parente di Maria. Lei fu ripiena di Spirito Santo e ricevette una parola da parte di Dio e riconobbe nella sua parente carnale e di sangue la madre del Suo Signore, la donna che avrebbe partorito il Suo Salvatore. Vediamo in Luca 1:42 che poiché era ripiena di Spirito Santo, Elisabetta non parlò, ma esclamò. Perciò in lei c’era gioia ed entusiasmo. E mi sono chiesta perché Dio scelse proprio lei? Perché era speciale? No! Ma per la sua fedeltà a Dio! Vediamo in Luca 1:6-7 che Elisabetta e Zaccaria erano giusti davanti a Dio, osservando in modo irreprensibile tutti i comandamenti e i precetti del Signore. Inoltre Luca 1:7 ci dice che Elisabetta era sterile e anziana. La sterilità era per una donna, al tempo di Gesù, una macchia e una vergogna grandissima.

Elisabetta, però, nonostante la sua condizione e tutta la vergogna e stigma che comportava per una donna a livello sociale in quel tempo, credeva ed era fedele a Dio. Elisabetta Lo seguiva e Gli ubbidiva. Elisabetta aveva fede e Dio si servì di lei per confermare in Maria la sua missione e il compito che Dio gli aveva dato e le diede la grande gioia di ricevere la rivelazione da parte di Dio che la sua parente sarebbe stata la madre del Salvatore. Ella riconobbe la mano di Dio in tutto ciò e il Suo intervento.

L’ultima donna che cito è Miriam. La fede e il suo entusiasmo per l’intervento di Dio nella vita del popolo di Dio, dopo che Egli aveva diviso le acque del Mar Rosso per mettere in salvo il popolo di Israele e liberarlo dagli Egiziani, la portarono a danzare e a cantare insieme ad altre donne davanti a Dio in Esodo 15:20. E possiamo pensare “dai è normale che dopo che Dio aveva separato il mar Rosso, Miriam lodi il Signore così, cos’altro poteva fare se non adorare Dio ?” Sebbene questa riflessione possa essere giusta e piuttosto automatica, a volte pur sperimentando l’intervento di Dio nella nostra vita, possiamo non riconoscerlo o darlo per scontato dimenticandoci di Lui. Miriam aveva fede in Dio e nel suo intervento e il vedere Dio rispondere ai bisogni del Suo popolo e alle sue richieste le procurò una gioia tale che lo portò a ringraziare Dio attraverso la lode e il canto.

Da questi brani possiamo trarre tre insegnamenti:

* concentrarsi su chi è Dio, sulla Sua bontà e sulla Sua potenza e non sulle circostanze e l’importanza di un tempo di comunione personale con Dio

Vediamo che Rode, insieme alla  chiesa, nonostante le circostanze difficili, non si rassegnò, né si abbattè, ma ricercò ancora di più il Signore.

Ma cosa significa praticamente concentrarsi di più su Dio e non sulle circostanze?

Significa spostare lo sguardo da noi, la nostra situazione e la nostra capacità a Dio attraverso un tempo personale trascorso con Dio a meditare la Parola, concentrarsi sulle promesse di Dio, pregare e lodare il Signore.

Perché farlo? Perché la nostra mente e natura peccaminosa ci inganna e rende ai nostri occhi le persone, i problemi e le situazioni più grandi di Dio. Lo stesso Signore Gesù si ritirava dalle folle in disparte per stare con il Padre. Il suo fare e il suo ministero traevano linfa dalla comunione con il Padre e forza e non viceversa. Senza un tempo personale con il Signore, non possiamo essere vittoriosi nella nostra vita personale e veramente efficaci nel nostro servizio per Lui.

* l’importanza della comunione

con la Chiesa

Rode non era una credente isolata, ma faceva parte di una chiesa. Vediamo che lei era parte di un corpo di credenti che insieme si dispose a pregare con forza per Pietro. Sicuramente il suo esempio e le sue azioni erano dipese anche da un’influenza positiva del resto della chiesa su di lei. Spesso non ci rendiamo conto dell’influenza spirituale che abbiamo sugli altri. Se io sto bene spiritualmente, posso portare frutto nella chiesa attraverso il mio esempio, l’incoraggiamento e l’edificazione di altri credenti. Se invece non sto bene e trascuro il mio rapporto con Dio, ciò ha una conseguenza negativa su di me e sugli altri credenti.

* di fronte a circostanze che ci appaiono più grandi di noi e all’incredulità che possiamo sentire nel nostro cuore, possiamo chiedere a Dio una misura di fede maggiore

Talvolta possiamo sentirci inadeguati, impotenti di fronte alle circostanze e la nostra fede venir meno, tuttavia sappiamodalla Parola in 1 Giovanni 5:14 che possiamo chiedere a Dio nella Sua volontà ed egli ci esaudisce. Perciò noi possiamo con fiducia nelle situazioni di incredulità andare a Lui e chiedere una misura di fede maggiore affinché possiamo credere in Lui, nella Sua potenza e intervento anche nelle situazioni impossibili e disperate.